Musica

Dente, almanacco del giorno prima

Il cantautore emiliano torna con un disco all’apparenza non facile, ma ricco di sorprese, come un viaggio nella musica italiana dagli anni ’60 ad oggi.

“Almanacco” [(pl. -chi). Dall’arabo al-manakh] Gli Arabi della Spagna designavano con tale vocabolo un tipo di tavole astronomiche speciali, dalle quali era possibile conoscere il giorno della settimana, nonché la posizione del Sole e della Luna sulla volta celeste in qualunque giorno.

Da questa definizione parte il cantautore di Fidenza, al secolo Giuseppe Peveri, per introdurre con uno dei suoi soliti giochi di parole il quinto album della sua produzione “Almanacco del giorno prima”.Una sorta di racconto di quello che è stato, ciò che è finito, esperienze di vita o relazioni di coppia conclusesi o vissute in tono minore. L’album è quello del grande salto dalla scena indipendente alla distribuzione con una major, la Sony. Quello di Dente non è un disco facile, perché proprio come una macchina del tempo oscilla tra epoche musicali diverse e ritmiche diverse tra di loro. Si ritorna alle radici musicali di un’Italia anni 60, l’epoca d’oro della musica leggera con canzoni come “Fatti viva” o  “Un fiore sulla luna” per passare alla classica forma da cantautore. Si esplorano in lungo e in largo le strade della migliore tradizione cantautoriale.  Ma il fulcro, come da sempre con Dente, sono i testi; ascoltando le canzoni sembra che ogni brano richiami qualche messaggio che già conosciamo, ma che non sappiamo associare a nessun altro autore con precisione. In questo, a mio parere risiede la bravura di Dente, scrivere canzoni innovative, facendole sembrare però già familiari al primo ascolto. Certo non è un disco che riesce a colpire al primo ascolto, va assimilato, fino ad entrare nella tematiche del distacco, della fine di una storia (comuni denominatori delle liriche di Dente).

Canzoni come “Chiuso dall’interno” e “Coniugati Passeggiare” insieme al singolo di lancio “Invece tu” sono le punte più luminose che ti restano subito attaccate, ma ascolto dopo ascolto si riescono ad assaporare le tonalità vintage di canzoni come “Al manakh” o “Meglio degli dei”.

Rispetto ai dischi precedenti, come “Io tra di noi”, manca l’ironia. Quest’ultimo è un disco più amaro, con un disincanto di fondo. Resta l’amore per le parole, per chi conosce quest’artista e sa che è un artigiano delle liriche. I testi dei dischi di Dente rappresentano un universo di citazioni e di giochi di parole che rendono ogni ascolto un modo per carpire dettagli nuovi. “Almanacco del giorno prima” non è dunque un disco da ascoltare distrattamente, ma ad ogni nuovo ascolto svela un nuovo strato sempre più intenso e delicato. Consigliato a chi dalle canzoni cerca evasioni innocenti,ma non banali.

(Raffaele Calvanese)

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