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TUTTI IN MARCIA – 19 Marzo 2014 “VENTI di Cambiamenti e di Speranza”

Il 19 Marzo del 1994, alle 7.25 del mattino, don Giuseppe Diana, giovane sacerdote di Casal di Principe venne vigliaccamente ammazzato con cinque colpi di pistola da un killer armato dal clan camorristico dei Casalesi.

Don Peppe Diana ebbe il coraggio di denunciare, si oppose fermamente a quegli spietati criminali, all’epoca guidati da Francesco Schiavone, che erano impegnati a divorare il futuro delle nostre terre. I suoi scritti e le sue parole, in Chiesa come nelle piazze, fecero tremare le gambe dei camorristi che cominciarono ad avere paura di un uomo che, spinto da passione e profondo amore per il suo popolo, riuscì a fare breccia nelle menti e nel cuore della gente. Don Peppe venne ucciso perché il clan dei Casalesi cominciò ad avere timore, il clan stava perdendo il consenso sociale e senza quest’ultimo la camorra non esiste.

Proprio per questo motivo sono certo che mercoledì prossimo, 19 Marzo 2014, a Casal di Principe, le strade verranno invase da migliaia di persone desiderose di farsi sentire e rivendicare il proprio diritto alla vita, pronte a combattere quotidianamente contro la camorra ed i camorristi, nel ricordo e per amore di don Peppe Diana, vero eroe contemporaneo.

Un uomo che non ha avuto paura e non si è mai fermato. Don Giuseppe Diana non è mai morto, continua a vivere e a camminare con le gambe di chi ama e difende la propria terra ed il proprio futuro.

La camorra chiama “famiglia” – diceva don Giuseppe Diana – un clan organizzato per scopi delittuosi, in cui è legge la fedeltà assoluta, è esclusa qualunque espressione di autonomia, è considerata tradimento, degno di morte, non solo la defezione, ma anche la conversione all’onestà; la camorra usa tutti i mezzi per estendere e consolidare tale tipo di “famiglia”, strumentalizzando persino i sacramenti. Per il cristiano, formato alla scuola della Parola di Dio, per “famiglia” si intende soltanto un insieme di persone unite tra loro da una comunione di amore, in cui l’amore è servizio disinteressato e premuroso, in cui il servizio esalta chi lo offre e chi lo riceve. La camorra pretende di avere una sua religiosità, riuscendo, a volte, ad ingannare, oltre che i fedeli, anche sprovveduti o ingenui pastori di anime (…) Non permettere che la funzione di “padrino”, nei sacramenti che lo richiedono, sia esercitata da persone di cui non sia notoria l’onestà della vita privata e pubblica e la maturità cristiana. Non ammettere ai sacramenti chiunque tenti di esercitare indebite pressioni in carenza della necessaria iniziazione sacramentale…

(Gianfrancesco Coppo)

 

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