Cultura

Riuscito il convegno a Presenzano su un nemico delle api che però non fa paura

Uno “spazzino opportunista”, un “nuovo ospite”, così è stato definito l’Aethina Tumida presso l’accogliente sala consiliare del piccolo comune di Presenzano.

Il coleottero è stato il protagonista dell’incontro al quale hanno partecipato, restando in sala fino a tarda sera, un centinaio di apicoltori provenienti dalle provincie di Caserta, Napoli, Salerno, Isernia e Campobasso.

Particolarmente qualificato il tavolo dei relatori che ha registrato la presenza di rappresentanti del mondo accademico, degli Istituti Zooprofillatici del Mezzogiorno e dell’Abruzzo/Molise, del Servizio Veterinario della Regione Campania, oltre che dei massimi dirigenti delle Associazioni apistiche operanti sul territorio.

Sono particolarmente orgoglioso di accogliere un così importante convegno” – ha dichiarato il sindaco Andrea Maccarelli, intervenuto per dare il benvenuto agli ospiti, dichiarando, altresì, la disponibilità e l’interesse per un consolidamento della collaborazione con il mondo apistico nell’ambito dei programmi di sviluppo dell’agricoltura locale che il Comune casertano sta attuando anche in virtù della convenzione stipulata con la Coldiretti.

Consolidiamo la filiera apistica ed affrontiamo, senza inutili allarmismi, questo nuovo problema, tutti insieme”. Questo l’appello lanciato dal presidente del Gruppo Cooperativo Paritetico VolAPE Riccardo Terriaca che ha continuato: “Forti delle esperienze passate, in cui le varie componenti della Filiera hanno operato senza alcun coordinamento – vedi Varroasi – oggi, dobbiamo cooperare, contribuendo tutti, ognuno per le proprie competenze, alla migliore risoluzione del problema”.

Gennaro Di Prisco, dell’Università Federico II di Napoli, ha ben illustrato le caratteristiche del “piccolo coleottero degli alveari”. Un intervento tecnico il suo, che ha spiegato il ciclo biologico di un “nemico” che appartiene alla famiglia degli scarabei. “E’ stata solo – ha dichiarato Di Prisco – questione di tempo; negli Stati Uniti, per esempio, se ne è registrata la presenza già nel 1996. Nessun allarmismo ma è importante l’informazione. Si tratta di un insetto che a differenza della Varroa, che sincronizza il suo ciclo vitale con quello delle api, si nutre di varie sostanze e questa condizione di polifagia è molto più pericolosa”. Bucare le cellette per deporre anche fino a 2000 uova è una delle conseguenze che provoca l’Aethina, ma anche stimolare la borsa melaria delle api per poi ingerirne il rigurgito. Un pericolo già concreto allo stadio larvale, quando l’organismo presenta 3 paia di zampe e spine sul dorso. Dannose le feci, anche, perché essendo umide portano a fermentazione il miele. Dettagli spiegati con molta precisione prima della proiezione di un video, nel quale un esperto americano ha svelato tutti i “segreti” del parassita, dello “spazzino opportunista”.

La polifagia di questi coleotteri – ha continuato Emilio Caprio, docente alla Federico II di Napoli – lo rende particolarmente pericoloso. Ma attenzione agli allarmismi, anche perché non si possono eliminare equilibri naturali tra ospite e parassita e dunque non si può eradicare il problema con sostanze che possono danneggiare le api stesse, per esempio”.

Dobbiamo con molta calma monitorare le nostre api e pensare al lato positivo che questo nuovo ospite ci propone: aumenterà la professionalità degli apicoltori” è la sintesi dell’intervento di Antonio De Cristofaro, professore ordinario dell’Università del Molise.

Siamo pronti a cooperare”. Questo ha dichiarato Anna Cerrone, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, intervenuta a supporto delle dettagliate informazioni fornite da Luciano Ricchiuti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Molise.

Ovvio che la bruciatura sia il modo – ha continuato Ricchiuti – più immediato per tentare di eradicare il problema. Al momento il problema è circoscritto e dunque è fondamentale il monitoraggio. Quello che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Padova ha identificato come focolaio 0 è il caso di un apicoltore che non ha voluto dichiarare la provenienza della api regine del 2014. Il Ministero ha emanato una circolare il primo ottobre scorso invitando al monitoraggio e chiedendo di specificare i casi a rischio elevato e a rischio medio, non escludendo un eventuale risarcimento in caso di bruciature”. L’intervento si è poi concluso con la spiegazione delle trappole distribuite agli apicoltori presenti in sala.

Carlo Ferrara, del Servizio Veterinario Regione Campania, ha dichiarato la piena disponibilità a collaborare con le Associazioni per attivare, da subito, un piano di monitoraggio.

Il dibattito che è seguito è stato particolarmente acceso quando si è affrontato il tema dell’applicazione dell’ordinanza di sequestro e distruzione degli alveari trovati positivi durante il monitoraggio. Gli apicoltori, infatti, si sono detti assolutamente contrari alla distruzione perché “considerata” del tutto inefficace a contenere la diffusione del parassita che, se sarà trovato anche in Campania, sarà abbondantemente diffuso sull’intero territorio nazionale.

I lavori sono stati chiusi dall’Assessore comunale all’agricoltura, Calleo, che ha rimarcato l’utilità del confronto tra operatori, istituzioni, organismi di controllo e mondo accademico.

L’apicoltura, in tal senso, ha dato un bell’esempio di efficienza che, forse, sarebbe opportuno copiare anche in altri ambiti.

 (Adele Consola)

 

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