Provincia di Caserta

Biodigestore: i sindaci “blindano” l’Alto Casertano

Assenti solo i sindaci di Alvignano, Castello del Matese, Fontegreca, Prata Sannita e San Gregorio Matese.

16 sindaci sui 21 invitati ad intervenire e 2 presidenti (Parco Regionale del Matese e Comunità Montana zona Matese) su 2 hanno portato tutta la loro solidarietà al Comitato cittadino per la Tutela della Salute e dell’Ambiente e quindi a tutti i cittadini alifani.

Ogni sindaco si è personalmente impegnato a supportare le ragioni del “No” al biodigestore, promettendo di impugnare una Delibera di Consiglio in seno ai loro comuni per blindare letteralmente l’Alto Casertano.

Il Presidente del Parco Regionale del Matese, invece, di comune accordo con il presidente della Comunità Montana zona Matese, Fabrizio Pepe, ha riunito, come richiesto dal sindaco Giuseppe Avecone, un’assemblea della Comunità del Parco fissata per venerdì 27 febbraio dove si discuterà sulla problematica.

Coordinatori del dibattito Mariano Ginocchio e Gianfranco Di Caprio che hanno fatto il punto della situazione, spiegando il progetto e l’organizzazione del Comitato fino ad oggi e prendendo spunto dal fatto che addirittura l’Unione Europea definisce il compost un rifiuto.

I loro interventi si sono alternati presentando l’impianto che dovrebbe trattare rifiuti organici per ricavarne biogas e compost. Attraverso un processo anaerobico si avrebbe biogas, con le conseguenti e dannose controindicazioni ambientali (combustione del biometano) e rischi per la salute pubblica; e con un successivo processo aerobico attraverso il quale si produrrebbe il compost, non senza ulteriori rischi per la salute pubblica e il rischio di contaminazione dei terreni coltivati in caso di utilizzo.

Ma in particolar modo le motivazioni politiche del “No” sono state il punto di forza di tutti i sindaci presenti.

Data la vocazione naturalistica, agricola e turistica dell’intero territorio dell’Alto Casertano, peraltro interessato da un’area protetta quale il Parco Regionale del Matese e da ben 3 siti della Rete Natura 2000. 53mila ettari di biodiversità che subirebbero un impatto ambientale mostruoso.

Ma un solo dato servirebbe per palesare l’assurdità di un impianto così grande: I 20 comuni dell’Alto casertano producono, dati alla mano, 3.800 t/a di rifiuti organici a fronte dei 75.000 t/a che dovrebbe trattare il biodigestore in questione.

Di grande supporto anche l’intervento di Annamaria Gregorio, che ha portato la sua solidarietà a nome del Vescovo Valentino Di Cerbo e quello di Maria Acquaro, presidente del Comitato di Pietravairano, che. dopo 7 lunghi anni di lotta contro la minaccia di una cava e di un cementificio. l’ha spuntata.

La vallata alifana è risaputo essere la porta del Parco Regionale del Matese – ha precisato il presidente dell’omonimo Ente, Umberto De Nicolae la presenza di un tale impianto sarebbe fortemente impattante anche solo a vedersi”.

E poi a ruota libera ogni sindaco ha espresso con forza le motivazioni del loro “No” e la loro disponibilità a supportare la causa del Comitato.

Il sindaco di Baia e Latina è intervenuto anche ricordando l’importanza dell’Osservatorio Ambientale che è nel suo comune.

Dal sindaco di Letino la proposta di creare una catena di istituzioni per difenderci da simili pericoli sia dalla parte campana che molisana.

Tutte le perplessità del caso sono state ben affrontate dal sindaco di Sant’Angelo D’Alife, mentre la concreta soluzione di predisporre una delibera comune da adottare a modello è stata lanciata dal sindaco di Piedimonte Matese.

Un appello alla caparbietà dei Sanniti è venuto fuori dal primo cittadino di San Potito Sannitico mentre un sollecitazione a perseguire sugli obiettivi prefissati, in questo caso quello di non distrarre l’attenzione dalla vera vocazione della nostra terra, è stato lanciato dal sindaco di Gioia Sannitica.

Si è mostrato combattivo anche il primo cittadino di Alife, dovuto poi assentarsi per motivi di lavoro, mentre gli assessori di maggioranza presenti erano Palmieri, Riccio e Sasso.

Non permettere a nessuno di rovinare in qualsiasi modo uno degli unici due polmoni verdi della Campania. Questo l’obiettivo comune delle istituzioni presenti, in rappresentanza di oltre 50 mila abitanti.

(Adele Consola)

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