Provincia di Caserta

La camorra e le sue aziende: nei guai gli imprenditori Cantile, Fontana e Piccolo!

La Prefettura di Modena ha escluso la Pi.Ca. Holding, società appartenente a due imprenditori di Casapesenna, Raffaele Cantile e Francesco Piccolo, dalla white list, cioè dagli elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, introdotti con il decreto legge 174/2012 per stabilire chi può accedere alle gare d’appalto pubbliche e private nei territori interessati da eventi calamitosi. E le ha tolto il certificato antimafia. Perché, secondo gli inquirenti, la Holding – che opera dall’Emilia Romagna – avrebbe legami stretti proprio con il clan camorristico dei casalesi.

In altre parole i due proprietari, per poter gestire appalti pubblici senza alcun problema, hanno in passato effettuato delle “denunce di facciata” in modo da diventare pubblicamente imprenditori anti­camorra e non avere così più problemi con la certificazione antimafia.

Sarebbe “fondata – hanno affermato gli inquirenti, come riportato dal quotidiano Gazzetta di Modenala sussistenza di un sensibile condizionamento da parte della criminalità organizzata casertana”.

Al centro del provvedimento ci sono i rapporti tra la Pi.Ca. e la famiglia dell’imprenditore edile che a luglio fu protagonista dell’indagine anticamorra Medea, Giuseppe Fontana, per i magistrati legato al clan camorristico Zagaria, oltre che da rapporti di parentela con Francesco Zagaria, detto “Francuccio ‘a benzina”, cognato del boss.

Già nel 2009 Giuseppe Fontana aveva tentato la strada dell’antimafia ‘di facciata’ quando la sua società, la Co.Ge.Fon, fu colpita da un’interdittiva che le vietava di lavorare nei cantieri pubblici.  Fontana allora presentò denunce antiracket che però – afferma un’informativa del Ros – sarebbero state costruite ad hoc per allontanare le indagini e l’attenzione della Procura e continuare a lavorare, aggiudicandosi appalti e commesse pubbliche.

Per lo stesso scopo – secondo gli inquirenti – Fontana avrebbe fatto affari con la Pi.Ca. che, dopo aver denunciato Zagaria, è diventata simbolo dell’antimafia e ha continuato ad operare nell’Emilia della ricostruzione post terremoto. E non solo!

Negli anni, infatti, la holding (con sede legale a Milano e sede operativa a Nonantola) ha costruito un po’ di tutto: caserme, strutture ospedaliere e socio sanitarie, scuole, diverse delle quali nella zona colpita dal terremoto, e opere pubbliche tra Milano, Firenze e l’Emilia Romagna.

Alla Pi.Ca. Fontana ha ceduto un ramo d’azienda della Co.Ge.Fon così che la società nonantolese potesse vincere appalti che poi avrebbe subappaltato all’imprenditore casertano, come affermato dallo stesso Fontana in un’intercettazione telefonica nelle mani dei carabinieri.

E Piccolo avrebbe anche ospitato Fontana, “prestandosi a svolgere una funzione nella strategia (di Fontana) di accreditarsi agli occhi di esponenti autorevoli sul territorio, delle forze dell’ordine, e nell’ambito dei circuiti antiracket”. Un piano che sarebbe stato elaborato dallo stesso boss del clan camorristico dei casalesi: ripulire l’immagine delle aziende a lui vicine tramite finte denunce contro il clan.

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