Caserta

Via tavolini e sedie vicino la Reggia di Caserta: autorizzazioni comunali “taroccate”!  

Spuntano come “funghi”: tavolini, sedie, ombrelloni messi all’esterno dei locali con evidente occupazione di suolo pubblico e con i marciapiedi sequestrati e negati alla loro funzione primaria e cioè il transito pedonale dell’intera collettività.

Ma chi se ne frega? Gli affari sono affari ed il business viene prima di tutto, anche se la città diventa sempre più brutta ed invivibile. Tanto, molti di questi commercianti vivono altrove ed a a Caserta vengono solo per “lavorare” per cui…

Fate un giro per il centro di Caserta (da piazza Vanvitelli a via Mazzini, da via San Carlo a via San Giovanni, senza dimenticare Corso Trieste, via Roma e strade limitrofe), entrate in ogni singolo negozio e domandate al proprietario “Di dove sei? E dove abiti?” senza poi meravigliarvi se la risposta della stragrande maggioranza sarà sempre la stessa: “Non sono di Caserta e non abito qui”.

Per cui, se posso “allargarmi” ed estendere l’area in cui fare soldi, che male c’è per quelli che a Caserta sono nati e ci vivono? Se posso appropriarmi di qualche metro, meglio di una decina in più, a chi do fastidio? E poi metto le piante, il gazebo (prima in telo, poi in legno ed infine con i pannellli di alluminio…) sulla strada, gli amplificatori per la musica in esterno sulle colonne…

E siccome a Caserta i “permessi” non costano poi tanto, posso concedermi anche “il lusso” di mettermi in regola e …“vai col tango”, anche perché un panino è più buono se lo mangi in mezzo ad una strada sporca, sul marciapiede vicino ai gas di scarico delle autovetture, tra le bottigliette di birra vuote depositate qua e là, ecc. ecc.!

Chissà la “faccia” fatta da qualcuno di questi nell’accorgersi di essere stato truffato, di aver preso per “buona” una patacca cioè l’agognato “permesso comunale” a poter fare del suolo pubblico quel che mi pare come se fosse una proprietà di cui non dover dar conto a nessuno…

Eh sì, perché si sono resi conto amaramente che i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale sono venuti da Napoli, su ordine della procura di Santa Maria Capua Vetere, non a prendersi un caffè o un aperitivo, bensì a “chiudere” le aree esterne ai locali occupate abusivamente. Sì, abusivamente perché quel permesso comunale è solo un pezzo di carta che non serve allo scopo in quanto manchevole della necessaria ed indispensabile autorizzazione da parte della Sopraintendenza.

Maledetta Reggia! 

Per mettere un tavolino fuori dal bar sito nelle vicinanze del Palazzo Reale c’è bisogno anche e soprattutto di quel parere perché le aree sono soggette a vincolo paesaggistico e monumentale.

Così alcuni commercianti, nonostante abbiano chiesto ed ottenuto il permesso dal Comune ed anche regolarmente pagato la TOSAP (la tassa per l’occupazione di suolo pubblico), hanno comunque subito il “sequestro” delle aree con la possibilità di essere accusati di avere eseguito opere senza le dovute  autorizzazioni e/o in difformità dei previsti permessi fino ad arrivare all’ipotesi di sanzione penale per opera abusiva.

Cornuti e mazziati”, a differenza di quelli, i soliti “furbetti”, che invece del suolo pubblico (e vincolato…) hanno fatto quel che gli pareva senza neanche chiedere il permesso agli uffici di Palazzo Castropignano…

In totale sono 17 gli operatori commerciali sotto accusa. E con loro, anche quattro dirigenti del Comune di Caserta presso l’ufficio Attività produttive preposto al rilascio dei permessi, Marcello Iovino, Carmela Muso, Giovanni Natale ed Agostino Ragozzino, accusati di abuso d’ufficio per aver autorizzato i proprietari dei locali ad “occupare” impunemente il suolo pubblico.

Ora, come si evolverà questo “pasticcio casertano” non è facile prevederlo, ma quel che è certo che adesso il caffè è possibile prenderlo solo all’interno del bar mentre i marciapiede sono tornati alla loro funzione “originaria”. Almeno si cammina “più larghi”….

E se i carabinieri facessero un giro per tutta Caserta?

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