Capua

Perchè la Basilica di Sant’Angelo In Formis rischia

Crollano i monumenti in Campania. É successo tempo fa a Pompei con il crollo di importanti case, si è ripetuto ieri a Napoli con il cedimento di un muro perimetrale della Chiesa di San Paolo Maggiore nella zona di via dei Tribunali e rischia di succedere anche a Sant’Angelo in Formis.

Il muraglione adiacente alla Basilica, costruito dagli antichi romani a protezione del sito, presenta in diversi punti lunghe crepe ed è pericolosamente spanciato.

La Basilica benedettina sorge su un tempio romano risalente al VI secolo a.C. e dedicato alla dea Diana Tifatina. Il muro fu eretto per proteggere dalle continue frane e dai fenomeni geologici dei sinkholes, sprofondamenti improvvisi del terreno che colpiscono il Monte Tifata, la cui causa non è ancora del tutto conosciuta. Uno di questi sprofondamenti si è verificato nel 2010 a pochi metri dal muro di protezione. “Ho segnalato il problema durante il mio incarico alla Soprintendenza e ho trasmesso ai miei successori la documentazione” riferisce la professoressa Maria Luisa Nava, ex Soprintendente per i Beni Archeologici delle province di Caserta, Salerno, Avellino e Benevento ed ex Direttore del Museo Campano. Tuttavia “il muraglione non è stato mai protetto e sta ormai crollando. Un suo probabile cedimento metterebbe a rischio anche la Basilica” è l’allarme lanciato dall’ex Soprintendente.

A ciò si aggiunge  il problema del cedimento basamentale della Basilica, cioè quello dovuto ad un costante minimo scivolamento verso il basso delle fondamenta.

Senza la risoluzione di queste criticità non si mette in salvo la Basilica e “i recenti lavori che stanno per essere ultimati sono solo un palliativo“.

Grazie ad un finanziamento di un milione di euro, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo ha effettuato, con la società del professore Giorgio Croci, dei lavori di restauro riguardanti sostanzialmente interventi: alle murature della Basilica, che hanno subito nel tempo dei cedimenti e presentavano delle lesioni, alla copertura e agli affreschi. Tuttavia nessun intervento è in programma per il muro romano e il problema di sicurezza pubblica anche per la cittadinanza è evidente. Infatti il muro, in alcuni punti, attraversa proprietà private ed è a ridosso di abitazioni.

Altro rischio è che il sito ove è situata la Basilica non venga inserito nella lista dei beni tutelati e protetti dall’UNESCO.

Attualmente la Basilica è stata inserita, dopo la redazione e l’invio del documento da parte del Mibact, all’interno della lista propositiva ( la “Tentativ List”) all’interno del sito Unesco denominato: “Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini nell’Italia medievale”. Si tratta di un progetto per un sito seriale nel quale sono inseriti otto insediamenti benedettini, accomunati da una origine condivisa e da analoghi caratteri culturali, paesaggistici ed architettonici.

Il sito proposto comprende otto insediamenti medievali benedettini, selezionati in tutta Italia, che, nel loro complesso, rappresentano un fenomeno culturale nato nella penisola italiana e diffuso attraverso l’Europa medievale. La nomina si concentra sull’esperienza monastica medievale in Europa e sul ruolo decisivo di Benedetto da Norcia e della sua Regola. Quest’ultima si diffuse dall’Italia in tutto l’Occidente latino e diede vita a un monachesimo che colpì profondamente la formazione intellettuale e politica dell’Europa, lo sviluppo del patrimonio culturale, del paesaggio e della tradizione artistica del continente.

Complesso Sagra di San Michele

Gli otto insediamenti individuati sono:

  1. Complesso Sacra di San Michele (Sant’Ambrogio di Torino, Val di Susa);
  2. Chiesa di San Pietro al Monte (Civate, Lecco);
  3. Complesso di San Vittore alle Chiuse (San Vittore Terme, Genga, Ancona);
  4. Abbazia di Santa Maria di Farfa (Fara in Sabina, Rieti);
  5. Abbazia di San Vincenzo al Volturno (Rocchetta Alta, Isernia);
  6. Complesso Benedettino di Subiaco (Roma);
  7. Complesso di Montecassino (Cassino, Frosinone);
  8. Abbazia di Sant’Angelo in Formis (Capua, Caserta).
Abbazia di Santa Maria di Farfa

Sono situati in contesti geografici e territoriali molto eterogenei. Tra di loro vi sono complessi che presentano caratteri di paesaggio immutati e preservati nel tempo, sia riguardo il contesto sia riguardo all’edificato stesso.

L’abbazia di Sant’Angelo in Formis,  dove la comunità benedettina si stabilì definitivamente nel 1072, voluta dall’abbate di Montecassino Desiderio e da Riccardo I, principe di Capua, conserva al suo interno un ciclo di affreschi che rappresenta il più importante documento figurativo della cultura campana-cassinese dell’XI secolo, quale preziosa testimonianza del rinnovamento della cultura locale avvenuta parallelamente alla riforma gregoriana e in virtù dell’arrivo di artigiani bizantini.

Basilica Benedettina di Sant’Angelo in Formis

Tuttavia gli abusi edilizi compiuti nei pressi della Basilica e lo stato di degrado in cui si trova tutto il sito rappresentano un possibile ostacolo affinché l’insediamento  possa essere mantenuto nella lista dei beni compresi nel sito proposto per la candidatura Unesco. Le condizioni richieste dall’organizzazione internazionale sono infatti  l’autenticità e l’integrità conservativa. Il contesto di fatto risulta fortemente deturpato e non in adeguato stato conservativo anche per la presenza di una cava cementizia retrostante.

La salvaguardia della Basilica e il riconoscimento Unesco dell’insediamento di Sant’Angelo in Formis dipenderanno dalla capacità delle Istituzioni di ridare dignità a questo prezioso monumento, che dovrebbe entrare in un circuito turistico con la Reggia, l’Anfiteatro e il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere, generando così un importante indotto turistico per tutto il territorio.

(Francesco Capo e Nadia Marra)

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