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Walter De Raffaele a “Cestisticamente Parlando”

Walter De Raffaele, coach della Reyer Venezia, è intervenuto a “Cestisticamente Parlando“, il magazine di Radio PRIMARETE Caserta condotto da Francesco Gazzillo, Rosario Pascarella, Mario della Peruta ed Eugenio Simioli (con la regia di Imma Tedesco), in onda ogni martedì dalle 19:35 sui 95.00 MHz FM e in streaming su www.radioprimarete.it (replica il giovedì alle 0.05, in podcast sulla pagina Facebook “Cestisticamente Parlando-Radioprimarete” e sul canale YouTube “Cestisticamente Parlando“).

Innanzitutto complimenti per la vittoria in Coppa! Ora però, per fare un ulteriore salto di qualità servirebbe un palazzo nuovo

“Grazie! Sappiamo che non è facile arrivare in vetta ed è soprattutto difficile restarci. C’è molta soddisfazione nell’aver ripetuto una stagione del genere nell’anno post scudetto. Il patron Brugnaro, nel ruolo di sindaco, sta mettendo tante energie per Venezia. Sono convinto che farà di tutto e di più per realizzarlo. E’ chiaro che adesso, per la crescita ulteriore del club, servirebbe un palazzo che potremmo riempire già adesso”.

Vincere uno scudetto partendo con un budget largamente inferiore a quello di Milano è sempre una grande soddisfazione…

“E’ un’analisi che sposo…l’aver tracciato l’anno scorso un solco nel modo di lavorare e di giocare, cercando di implementare la rosa con giocatori di qualità (ed aver vinto lo scudetto) ci ha dato consapevolezza e questo fa sì che, quando arrivano nuovi giocatori, sanno cosa li aspetta e sanno che i miei gruppi all’inizio fanno quasi sempre un po’ fatica e crescono pian piano durante la stagione; sanno anche che io non baratto mai un singolo per il gruppo”.

Qual è la difficoltà maggiore nel distribuire i minutaggi di un roster così ampio come quella di Venezia? Inoltre, soprattutto in finale della FIBA Europe Cup, si è visto come l’allenatore avversario abbia cercato di limitare il tiro da tre punti di Venezia e punire la mancanza di tonnellaggio all’interno dell’area colorata…

“Cerco di essere molto chiaro e sincero quando prendo i giocatori e quando arrivano nel nostro gruppo, senza fare promesse che non posso mantenere. E’ chiaro che ci sono dei giocatori di riferimento come possono essere Haynes e Bramos, ma tendo ad assumere sempre un atteggiamento molto meritocratico. Tutti devono sapere che si gioca per vincere. A me non interessa che un giocatore fa 30 punti in una partita, ma la misura in cui ne beneficia la squadra. E’ ovvio che cerco sempre di leggere le partite e magari un giocatore una volta gioca 25 minuti e l’altra 5. Nell’applicare questo sistema c’è un grande aiuto da parte del club che sposa questa mia filosofia. Nella distribuzione dei minutaggi, il mio stile di gioco atipico mi aiuta perché tanti giocatori vanno in più ruoli come, a d esempio,  Daye e Peric. E’  chiaro che ci sono anche rischi calcolati, come la possibilità di subire un centro importante, cercando di trovare una valutazione tra benefici e svantaggi. Sulla questione del tiro da tre punti, è una scelta voluta, ma credo che quest’anno abbiamo avuto più equilibrio giocando molto la palla dentro con Watt, al di là del fatto che penso che dentro l’area si possa andare anche con gli esterni”.

Altro tuo grande merito è stato quello di cambiare assetto in corsa per la perdita di Orelik senza subire troppi danni…

“Credo che Orelik potesse diventare tranquillamente l’MVP del campionato se  avesse continuato a giocare. Già Orelik stava sostituendo Bramos da 3 visto che Bramos è stato fuori due mesi. Poi all’inizio ne abbiamo avute di tutti i colori, con Tonut operato e la vicenda Stone. Il colpo di Orelik è stato duro da digerire, ma la società ha reagito bene tanto che la mattina seguente al suo infortunio avevamo già in mano Daye. Questo rientra anche nella grande disponibilità del gruppo che ho la fortuna di allenare a cambiare in corsa e chi è arrivato dopo è arrivato con un’attitudine giusta per il lavoro di squadra”.

Continuerete con questo roster fino alla fine?

“Sì, continueremo così fino alla fine, a differenza dell’anno scorso quando prendemmo Batista che, dei centri liberi, era quello più dinamico nel suo modo di essere rollante e di correre il campo; è chiaro che era un riferimento molto più interno, ma anche un’occasione che abbiamo sfruttato. Quest’anno con Biligha, Peric e Watt abbiamo trovato un equilibrio interno che non toccheremo”.

State già programmando la prossima stagione confermando molti attuali giocatori…

“Stiamo provando a rinnovare molti giocatori, al di là del numero di italiani che dovranno andare a referto l’anno prossimo. Credo che la forza di questo club sia quella di programmare nel tempo cercando di mantenere un’ossatura stabile, migliorandosi di pari passo con la crescita societaria, dato che è un club in espansione”.

Il tuo nome sta girando dalle parti di Avellino che, dopo Filloy, punterebbe a prendere anche il coach campione d’Italia…

“Fa piacere che se ne parli, Avellino ha il suo allenatore, che è un bravo allenatore, è un grande club, ma io sono alla Reyer (e sono contento) e ho un contratto alla Reyer”.

Nell’ultimo turno contro Milano avrete già la prima gara dei playoff…

“Credo che ora bisogna godersi il momento e la possibilità di vincere davanti al nostro pubblico, per la prima volta nella nostra storia, la regular season di un campionato così equilibrato contro una squadra che, a livello di qualità, non ha eguali in Italia. L’ultima parola, come sempre, spetterà al campo; poi si passerà ai playoff dove si dovrà porre grande attenzione già dal primo turno perché saranno tutte serie molto equilibrate. Tanti pensano già alle semifinali, ma io resto con i piedi per terra e penso che già il primo turno sarà difficile; saranno playoff durissimi perché ci sono tante squadre di qualità. L’importante sarà avere la durezza mentale…sperando di poter andare avanti il più possibile. Alcuni giocatori potrebbero faticare all’interno di una serie con questi ritmi, come ad esempio Watt che giocherà per la prima volta a questi ritmi e a questi livelli”.

Con l’innesto di Sosa, ci potranno essere rotazioni più lunghe negli esterni anche nei playoff: come gestirai le rotazioni e come giudichi le due trasferte di Pistoia e Pesaro?

“Sulle rotazioni, sono limitate al discorso degli americani che sono 4 ed è principalmente tra Jenkins e Johnson e la mia valutazione è rispetto agli avversari e a quello che percepisco nei pochi allenamenti che facciamo, ma devo dire che la competizione europea ha alzato molto il livello di attenzione dei giocatori. Sulle ultime trasferte, le abbiamo affrontate in due momenti difficili dato che venivano da due partite tostissime di Coppa e siamo arrivati forse non al massimo. Tra le due, quella di Pesaro potevamo comunque portarla a casa se avessimo avuto più attenzione negli ultimi minuti, senza nulla togliere a chi ha vinto”.

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