Cronaca Marcianise

Smembrato il clan camorristico “Piccolo-Letizia-Perreca”: 30 arresti

Blitz anticamorra della polizia con 30 arresti nei confronti di affiliati al clan camorristico Piccolo-Letizia” di Marcianise, storico rivale sul territorio nei dintorni di Caserta del clan Belforte (alias “Mazzacane”).

Il provvedimento restrittivo compendia l’esito delle indagini svolte dalla Squadra mobile casertana, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nei confronti del sodalizio criminale di stampo camorristico denominato clan Piccolo-Letizia e dell’analogo sodalizio di Recale denominato clan Perreca, ad esso federato, entrambi operativi sui territori di Caserta, Marcianise, Recale ed aree contigue, dagli anni ‘90 ad oggi, in aperta e armata contrapposizione con il clan Belforte. Un clan, quello dei Piccolo-Letizia, uscito sconfitto dalla faida di camorra combattuta tra il 1990 ed il 2000 con il clan rivale dei Belforte e poi ‘risorto‘ dopo il 2005 in seguito ai colpi assestati da forze dell’ordine e magistratura agli stessi Belforte i cui capoclan sono entrambi detenuti.

Ad ognuno degli indagati viene contestato il delitto di associazione per delinquere di tipo camorristico, in qualità di promotori, organizzatori e partecipi delle suddetti sodalizi di stampo mafioso che, avvalendosi del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, realizzano, in modo illecito, il controllo delle attività economiche, il rilascio di appalti e servizi pubblici, il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative, l’illecito condizionamento del diritto di voto, il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari e finanziarie, l’affermazione del controllo egemonico sul territorio, anche attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali.

Questi i destinatari del provvedimento cautelare:

– Fabio Buanno, 56 anni;

– Luigi Caterino, 69;

– Francesco Antonio Celeste, 34;

– Maria Cristiano, 54;

– Pietro De Lise, 48;

– Achraf Larhzal, 36;

– Giuseppe Letizia (detto Vincenzo), 28;

– Antonio Nacca, 39;

– Domenico Perreca, 56;

– Gaetano Petruolo, 58;

– Angelo Piccolo, 39;

– Palma Piccolo Bellopede, 42;

– Francesco Piccolo, 39;

– Pasquale Piccolo, 59 anni, detto ‘Rockfeller‘;

– Gennaro Scognamiglio, 63;

– Achille Piccolo, 44, già ai domiciliari;

– Salvatore Ricciardi, 36, già ai domiciliari;

– Vincenzo Timbone, 45, già ai domiciliari;

– Andrea Letizia, 45, già detenuto;

– Antonio Letizia, 50 anni, detto ‘Pezzucolo‘, già detenuto;

– Primo Letizia, 35, già detenuto;

– Salvatore Letizia, 38, già condannato all’ergastolo per duplice omicidio, è detenuto in Albania;

– Michele Maietta, 36, già detenuto;

– Antimo Mastroianni, 54, già detenuto;

– Luigi Noia, 57, già detenuto;

– Antimo Perreca, 62, già detenuto;

– Giovanni Perreca, 59, già detenuto;

– Domenico Piccolo, 44, già detenuto;

– Salvatore Silvestre, 50, già detenuto;

– Giovanni Timbone, 47, già detenuto.

L’indagine fotografa la contrapposizione dei clan rivali sul territorio e la lunga scia di sangue che ne è conseguita nel ventennio dal 1990 al 2009 ed il successivo mutamento di strategia dei clan col passaggio dalla fase ‘armata’ a quella silente e virulenta dell’infiltrazione nel settore dell’imprenditoria.

Le attività investigative, incentrate sulle intercettazioni dei colloqui in carcere e sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno offerto un rilevante spaccato delle tensioni interne al clan Piccolo, soprattutto tra la componente “Piccolo” e quella “Letizia”, negli anni successivi al 2005, allorquando, le numerose operazioni di polizia e il proliferare di collaboratori di giustizia nelle fila del clan Belforte segnavano il progressivo indebolimento di tale sodalizio e la progressiva ripresa delle attività del clan dei “Quaqquaroni”, nell’ambito del quale iniziavano frizioni tra le due fazioni, per contendersi il ruolo di leader.

In uno dei colloqui captati in carcere, Achille Piccolo, nonostante lo stato di detenzione, ribadiva al fratello Angelo la sua leadership all’interno del clan Piccolo e la sua intenzione di non cedere ‘lo scettro del comando’ a nessuno.

E ancora, le indagini della Dda partenopea e della Squadra Mobile di Caserta hanno rivelato l’importanza per il clan dell’infiltrazione criminosa nello svolgimento di attività imprenditoriali lecite e del controllo di queste ultime.

Non sono mancati inoltre, nell’ambito di tali contrasti, attentati dinamitardi e incendi di autovetture quale quella “di un compagno” dei Letizia, che Pasquale Piccolo, “Rockfeller”, commissionava al nipote, Domenico Piccolo, al fine di affermare la propria supremazia sull’opposta fazione.

Tra gli arrestati, una donna, Maria Cristiano, la cui figlia è stata fidanzata per un periodo con uno dei boss di Marcianise, Angelo Piccolo. La Cristiano era stata assolta qualche anno fa a conclusione di un processo per concorso in estorsione aggravata dalla camorra contro la cosca casertana (altri coimputati sono stati invece condannati), ma le dichiarazioni di alcuni pentiti – sia ex appartenenti al clan Letizia che al clan Piccolo, ma anche alcuni della cosca dei Belforte (Camillo Belforte (figlio di Salvatore), Bruno Buttone, Giuseppe Pettrone e Mario Russo) – e diverse intercettazioni acquisite nei penitenziari hanno fatto riaprire il filone di indagine.

 

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