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Pillole di Amarcord #2: Caserta vola con Colson e Powell

In un periodo di isolamento ed emergenza, le pagine di un libro possono darci conforto. Ancora di più se raccontano la nostra storia cestistica e ci permettono di rievocare, insieme a loro, i momenti salienti della storia recente della Juvecaserta. Lo facciamo con alcuni estratti di ‘A 40 minuti dal paradiso’, il libro scritto nel 2010 da Sante Roperto e Camillo Anzoini.

La squadra costruita in quelle settimane comunque lasciava buone speranze per puntare a una tranquilla salvezza. Ma lo 0-5 iniziale aveva gettato tutti nello sconforto e preoccupato più del dovuto. Serviva in tempi rapidi una soluzione, una scossa che potesse interrompere l’emorragia di sconfitte e i primi crescenti malumori. Meno di quarantotto ore dopo però qualcosa cambia. Gino Guastaferro aveva già contattato Sean Colson, l’ingaggio era in via di definizione e sarebbe arrivato in Italia da lì a poche ore. Non immaginavo, pur conoscendo le caratteristiche di un playmaker che a Novara l’anno prima aveva fatto sfracelli (8 gare su 16 sopra i 30 punti), che sarebbe diventato uno degli stranieri più importanti della recente storia bianconera, uno di quelli che avrebbe scritto alcune delle pagine più significative. Assist, punti, leadership: tutto racchiuso nei 183 cm di uno statunitense dalla faccia sfrontata e dalla sfegatata passione per gli Eagles, la squadra di football di Philadelfia, la sua città natale. Fu un vero colpo di mercato, visto che l’ingaggio di Colson era di appena 160.000 dollari ed è stato forse il miglior playmaker visto da queste parti dopo Gentile e Slavnic. […]

Josh Powell, da Caserta in Argentina passa per gli Usa ...

L’inizio del campionato di A2 non esaltante fu presto invertito dagli innesti di Colson e di Ghiacci, altro giocatore che lascerà il segno per diverse stagioni. Diedero entrambi vigore alla squadra e, senza dubbio, allo spogliatoio, con l’estro dell’ex ferrarese nativo di Bologna e la leadership dell’ex Novara. Sei vittorie nelle successive sette giornate (ko solo a Rimini), con successi in trasferta su campi caldi come Rieti e Ferrara, riportarono i bianconeri in acque meno agitate. Cambiò l’umore della dirigenza, tornò l’entusiasmo della città che continuava a riempire progressivamente il PalaMaggiò e arrivarono le prime prestigiose vittorie. Tra queste quella nel derby contro la Eurorida Scafati, la quale però verrà ricordata per le forti polemiche che anticiparono e seguirono l’accesa sfida campana. Oltre 3500 persone affollavano gli spalti della struttura di Pezza delle Noci per il primo derby ufficiale tra Caserta e Scafati. E nel tripudio del popolo bianconero finì 89-86, confezionato dalla coppia Mack-Powell (50 punti in due con 17/23 complessivo al tiro) capace di affossare la corazzata di Gramenzi, in quel match anche avanti di 17 lunghezze (22-39). Una vendetta per i tanti ex in campo, suggellata dalla tripla di Capuano nel finale, una conclusione quasi fiabesca se non avessero pensato di allungare la contesa anche dopo la sirena. Prima un fitto lancio di oggetti tra le due tifoserie, poi una rissa senza precedenti che proseguì nel tunnel e negli spogliatoi con dirigenti, giocatori e tanti altri venuti alle mani in una zuffa immotivata e indecorosa. Ne fece le spese proprio Rosario Miniero, che in quella stagione ricoprì l’incarico di presidente da gennaio in poi avvicendando Rosario Caputo, e che nel parapiglia fu colpito in volto. […] Le polemiche ovviamente non mancarono, trascinandosi fino alla partita del girone di ritorno, dove non fu consentito l’accesso ai tifosi casertani. Eppure quella partita servì a consacrare Caserta e con lei uno dei migliori stranieri del campionato, un giovanottone di appena 22 anni nato a Charleston e visto per una ventina di partite proprio l’anno prima a Scafati. Joshua Powell, che chiuse nella città della Reggia con 16,6 di media e 12 rimbalzi a partita, da Caserta sarebbe poi volato direttamente nella NBA. Oltreoceano, nella successiva estate, fu ingaggiato infatti dai Dallas Mavericks, per poi passare negli anni a seguire nelle fila dei Pacers, dei Warriors e dei Lakers, coi quali vinse il titolo. […] Era forse la sua giovane età, ma Powell dietro la timidezza tipica di un ragazzo poco più che adolescente, nascondeva una grande bontà d’animo che lo rendeva più tenero, e perciò ben voluto, di quanto le sue spalle e i suoi 203 cm facessero immaginare. Dopo l’apparizione a Scafati, l’unica a crederci fu proprio la dirigenza bianconera che per 130.000 euro riuscì ad ingaggiarlo e a vincere una delle più belle scommesse.

 

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