Caserta Cronaca Provincia di Caserta

Contro la paventata ripresa senza limiti delle attività estrattive in discussione al consiglio regionale, continua a crescere la protesta

Continua a generare legittime proteste il subemendamento alla vigente legge regionale 54/1985 (Negazione dell’autorizzazione di nuove cave) proposto dal consigliere regionale Giovanni Zannini.

In ordine di tempo il primo ad esprimere il suo netto dissenso è stato il consigliere comunale di Caserta del PD Enzo Battarra che, senza mezzi termini, ha affermato: “Tornano i tentativi di aggirare le cautele e le minime riserve poste dalla normativa regionale a protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini. Questa volta il cavallo di troia ha assunto le forme di un subemendamento alla vigente legge regionale 54/1985, quella che disciplina la coltivazione di cave e torbiere, all’interno del collegato alla legge di stabilità regionale per l’anno 2021.

La proposta – continua il consigliere – è firmata dal consigliere regionale Giovanni Zannini che già in passato aveva assunto iniziative analoghe. In pratica, il consigliere propone di aggiungere nell’articolo 7, che si occupa della “Negazione dell’autorizzazione di nuove cave”, il punto c-ter), avente al centro la disciplina delle cosiddette aree contigue alle aree protette, di cui all’articolo 32 della legge 6 dicembre 1991 numero 394. “Nelle more della eventuale determinazione dei confini di dette aree”, spiega il consigliere, “è vietata l’apertura di nuove cave che siano distanti meno di 500 metri dal perimetro delle aree protette”. Con due importanti “precisazioni”, però: che tale divieto è limitato nel tempo (“non oltre 24 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge”) e soprattutto “fatti salvi i procedimenti per i quali non è stata rilasciata l’autorizzazione estrattiva, ma sono stati acquisiti – alla data di entrata in vigore della presente legge – tutti i pareri, nulla osta e atti di assenso”.

In pratica – conclude Battarra – un via libera senza neanche l’atto formale dell’autorizzazione. Così sotto il pretesto di regolamentare le “buffer zone”, le zone-cuscinetto tra le aree protette e quelle ordinarie, in realtà si propone la deregulation dell’estrazione. E questo nonostante i ciclopici danni al territorio e ai suoi abitanti che tale pratica ha prodotto nei decenni scorsi, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti”.

Ovviamente anche le associazioni ambientaliste sono scese sul “piede di guerra” contro questa paventata ripresa senza limiti dell’attività estrattiva.

Il WWF Italia, a firma del suo delegato regionale, il Dott. Raffaele Lauria, ha inviato una lettera-appello al Presidente ed al Vicepresidente della Giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca e Fulvio Bonavitacola, al Presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero, agli assessori ed i consiglieri regionali.

Questo il testo integrale:

In riferimento all’oggetto, nonostante la dialettica in corso da oltre 30 anni con le istituzioni e le maestranze competenti, è evidente la volontà di continuare a cavare, come se l’attività estrattiva, al di là degli effetti ambientali negativi, rappresentasse il futuro del ns. territorio.

Esprimiamo, ancora una volta, il dissenso a perpetrare l’attacco alle ns. colline, che assume particolare gravità se inquadrato in un contesto più ampio di emergenza ambientale quale quello dei roghi e dei rifiuti.

L’Associazione WWF intende rappresentare ai destinatari in indirizzo, il fermo dissenso alla proposta di aggiungere nell’ Art. 7 comma 1 della legge regionale n.54 del 1985 che si occupa della “Negazione dell’autorizzazione di nuove cave”, dopo la lettera c-bis, il punto c-ter, avente al centro la disciplina delle cosiddette aree contigue alle aree protette, di cui all’articolo 32 della legge 6 dicembre 1991 numero 394.

L’esigenza di esprimere le nostre osservazioni nasce dalla consapevolezza che è possibile stabilire un freno al ciclo del cemento e al consumo del suolo e nello stesso tempo, costruire, anche in Campania, un “progresso sostenibile in cui sia possibile vivere in armonia con la Natura”.

Da quanto emerge dal suddetto emendamento, è inevitabile supporre – continua la nota – la previsione di un’illimitata espansione urbanistica old-style e il consumo indiscriminato del nostro territorio, anziché scegliere, in via prioritaria e strategica, l’utilizzo della bioarchitettura, la riqualificazione del patrimonio esistente e la valorizzazione delle nostre risorse naturali e storico-artistiche a fini turistici.

D’altro canto, l’espansione dell’attività edilizia in Campania non risulta in nessun modo collegata alla crescita demografica registrata sul territorio.

Nell’attività di ristrutturazione, di restauro e di messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, è possibile impiegare materiali rigeneranti, di tipo innovativo e a basso impatto, derivanti dall’integrazione dell’industria estrattiva tradizionale con altre industrie a più rapida crescita tecnologica.

L’aumento del consumo di suolo non va di pari passo con la crescita demografica e in Italia cresce più il cemento che la popolazione: nel 2019 nascono 420 mila bambini e il suolo ormai sigillato avanza di altri 57 km2 (57 milioni di metri quadrati) al ritmo, confermato, di 2 metri quadrati al secondo. È come se ogni nuovo nato italiano portasse nella culla ben 135 mq di cemento. A confermarlo i dati del Rapporto ISPRA SNPA “Il consumo di suolo in Italia 2020”.

Non regge neppure – afferma Lauria – la presunta necessità di conservazione dei livelli occupazionali, poiché l’edilizia moderna che impiega attrezzature leggere ad alto contenuto tecnologico, presenta esigenze di elevata numerosità di manodopera, il coinvolgimento di nuove figure professionali nonché di saperi tradizionali, la partecipazione in maggior misura di qualificazioni intermedie e superiori (architetti, ingegneri, geologi), per la diffusa opera di progettazione e di direzione specifica dei lavori”.

Conclude il delegato regionale del WWF: “Il provvedimento proposto ad integrazione dell’articolo 7 con il punto c-ter, invece, produce di nuovo le condizioni di devastazione del territorio già saccheggiato e che ritarda gravemente, la riqualificazione e la messa in sicurezza del territorio dal punto di vista del dissesto idrogeologico.

Per i suddetti motivi, la suddetta proposta è da noi ritenuta assolutamente inopportuna”.

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