Cultura

Università di Caserta: continua la presa per ….!!!

Certo che, quando una cosa “nasce storta“, davvero sembra esserci poco da fare…

Da quando è stata istituita nel 1990, l’Università casertana porta proprio nella denominazione il punto dolens, diretta conseguenza di quel pastrocchio in cui maldestramente si fecero confluire due esigenze tra di loro contrastanti ed inconciliabili e cioè quella di decongestionare la “Federico II“ di Napoli, scorporando tra l’altro una delle due facoltà di medicina e chirurgia dell’università federiciana, e l’altra di dotare finalmente Caserta e Provincia della “sua“ università.

Da qui la SUN, Seconda Università di Napoli, che però a sede a Caserta …che poi, ad adiuvandum, tanto per accontentare ogni singolo campanile (…così come fece “Balena bianca DC“ quando, negli anni ’60, in ogni città e/o paese della provincia impiantò una fabbrica…) è stata anche parcellizzata con 10 facoltà (oggi ribattezzate “dipartimenti“ così da poterle raddoppiare a 19…) sparse tra Caserta, Aversa, Santa Maria Capua Vetere, Capua …e Napoli ove vi è – ovviamente! – la sede ufficiale del rettorato (destinando poi a Caserta – bontà loro! – una succursale).

Sono passati 25 anni e, da allora, si riaccende di tanto in tanto la polemica su tale denominazione che non è “né carne, né pesce“ e che scontenta tutti. Ma attenzione! Se è vero, come è vero, che scontenta tutti, non tutti però per la stessa ragione! E qui casca il …ciuccio (tanto per rifarsi ad un più ben noto simbolo partenopeo).

All’inaugurazione dell’anno accademico, il nuovo rettore Giuseppe Paolisso ha ufficialmente annunciato che è finalmente giunta l’ora di cambiare il nome alla SUN!

“Bene, bravo, bis!” con applausi scroscianti ed ampi cenni di approvazione  …che di lì a poco hanno nuovamente scatenato la canea su come denominare questo “maledetto” (…per nascita!) Ateneo. Logica banale, a dispetto di quanto potrebbero invece offrire i vari luminari, vorrebbe che ci fosse un ovvio riferimento “geografico”, considerato che tutte le università statali italiane nella denominazione hanno tale attributo (riferito ad una città, alla regione politico-amministrativa oppure, come nei casi del Piemonte orientale o del Salento, alla sub-regione o regione storico-geografica), comprese quelle che hanno un nome o un’intitolazione.

Pertanto, fatto ciò, si potrebbe poi, volendo… ma non è necessario, aggiungere qualcos’altro…

Buttate nel dimenticatoio (…per non scrivere scurrilità) le denominazioni “Università degli Studi Terra di Lavoro” e “Università degli Studi Carlo III di Borbone” fino ad arrivare all’infelice “Campania Felix” (…che mai si è capito poi se doveva essere “Università degli Studi della Campania Felix” oppure “Università degli Studi di Caserta “Campania Felix””… ma queste spigolature le lasciamo al diletto dei docenti di storia o, visto il trascorrere inesorabile del tempo, di archeologia…), fregandosene altamente di una delibera del 2010 del Consiglio Regionale della Campania con cui l’assise si espresse a favore della denominazione “Università di Caserta – Terra di Lavoro”, il “Magnifico”  (…che avete capito? Ci riferiamo al Rettore…) ha offerto alla “consultazione democratica con relativa votazione” tre ipotesi e cioè “Università di Caserta” (così, sic et simpliciter, come vorrebbero la quasi totalità dei cittadini, delle associazioni, degli enti, della cosiddetta “società civile”… ), “Università Luigi Vanvitelli” e “Università della Campania – Luigi Vanvitelli”, specificando altresì che la scelta deve essere “secca” cioè che a nessuno venga in mente di operare una combinazione tipo quella auspicata dal consiglio comunale del capoluogo e cioè “Università di Caserta – Luigi Vanvitelli”.

Ora si è nel pieno di questa sorta di “X Factor” universitario a cui Paolisso ha chiamato a partecipare i circa 1000 tra professori e ricercatori e le 2500 unità di personale tecnico-amministrativo, oltre ai quasi 28000 studenti che dovranno “orientare” nella scelta definitiva il Senato Accademico che è comunque sovrano nella decisione finale!

Ma da chi è composto tale organismo? Oltre che dal rettore, da 10 rappresentanti dei Direttori di Dipartimento, 3 rappresentanti dei docenti di I fascia, 3 rappresentanti dei docenti di II fascia, 3 rappresentanti dei ricercatori  (…e siamo a 20 docenti!), 3 rappresentanti del personale dirigenziale e tecnico-amministrativo ed infine 4 rappresentanti degli studenti.

Precisato ciò, è evidente che quanto decideranno i docenti, quello sarà!

E cosa mai potranno decidere i circa 1000 docenti della SUN la stragrande maggioranza dei quali non risiede né è domiciliata a Caserta e provincia (…cioè non vive nel territorio casertano) e non è quindi inserita nel locale contesto socioculturale ed economico? Cosa mai potranno decidere i circa 1000 docenti della SUN la stragrande maggioranza dei quali è abbarbicata su quella denominazione “ ..di Napoli” che conferisce maggiore notorietà ed importanza al loro status professionale? Potranno mai accettare da un’università metropolitana una “retrocessione” alla serie B rappresentata da una università di provincia con la relativa diminutio del proprio ruolo e dei conseguenziali poteri, anche economico-finanziari?

Pertanto quello che sta andando in onda è un film già visto che si concluderà sempre allo stesso modo …anche perché i nostri rappresentanti politico-istituzionali (…non me ne vogliano…) ben poco valgono, sia di per sé e sia perché sono succubi come sempre del preponderante potere espresso da quelli della metropoli regionale, oltre che da quello “romano”.

Se qualcuno di voi dovesse, costretto con le spalle al muro …” cantava qualche anno fa il compianto Fabrizio De Andrè nella sua canzone “Il gorilla” che potrebbe fungere da degno sottofondo musicale su quella che, se proprio dovrà venire, sarà la denominazione che verrà democraticamente scelta per “salvare capra e cavoli” e cioè “Università della Campania – Luigi Vanvitelli”, caso mai  realizzando un nuovo logo dell’Ateneo ove piazzare in bella vista la Reggia di Caserta (…così la finite di lamentarvi…).

Ora,  cosa volete di più dalla vita? Tanto le province sono destinate – almeno nell’immaginario collettivo! – a scomparire…

Per cui, sorseggiando il solito amaro, non ci resta che continuare a cantare “…ma si dà il caso che il gorilla, considerato un grandioso fusto da chi l’ha provato, però non brilla né per lo spirito né per il gusto…”.

(Vincenzo Gazzillo)

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