Provincia di Caserta

Riecco il “Toto Nero”!

Scommesse illegali su incontri di calcio on line e manipolazione della visualizzazione di alcuni eventi sportivi sulle piattaforme informatiche per orientare le vincite ai danni di ignari scommettitori.

E’ quanto scoperto dai carabinieri del Ros che hanno eseguito numerose ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti del clan camorristico dei Casalesi. Provvedimenti su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea e attuati nelle province di Napoli e Caserta, ma anche in Calabria, Puglia e Sicilia.

L’accusa è concorso esterno in associazione di tipo mafioso e associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse.

Le indagini hanno svelato un complesso e articolato sistema che consentiva all’organizzazione criminale di raccogliere scommesse sulle partite, utilizzando piattaforme informatiche illegali on line, mutuate da quelle attive nei concessionari autorizzati dai Monopoli di Stato.

E’ stata documentata, inoltre, la manipolazione della visualizzazione di alcuni eventi sportivi, sulle piattaforme informatiche, per orientare in modo fraudolento le vincite, ai danni dei giocatori.

Sono stati eseguiti sequestri per oltre tre milioni di euro.

 Il giro delle scommesse clandestine on line, venuto alla luce con l’operazione che ha portato all’esecuzione di 38 ordinanze cautelari, rappresenta ”il toto nero post moderno”, ovvero il sistema ammodernato del vecchio ”toto nero” quando gli allibratori, anche all’epoca collegati con la camorra, raccoglievano le scommesse porta a porta.

Lo ha sottolineato il sostituto procuratore nazionale antimafia Filippo Beatrice nel corso della conferenza stampa indetta in procura per illustrare i particolari dell’inchiesta.

Alla conferenza hanno partecipato anche il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinatore della Dda della procura partenopea, il vicecomandante del Ros dei carabinieri col. Pasquale Angelosanto e il comandante provinciale di Caserta, col. Giancarlo Scafuri.

Greco ha sottolineato come anche per la Dna, quello delle scommesse viene ritenuto ”un settore strategico” delle attività della camorra.

Dalle indagini e’ emerso che i promotori del sistema illecito di raccolta ai danni di ignari scommettitori – i quali non erano consapevoli che le giocate erano gestite illegalmente – versavano quote dei ricavi alle organizzazioni criminali presenti sul territorio dove erano in funzione i centri di raccolta: alla cosca dei Venosa, il gruppo dei Casalesi presente nell’area casertana, e al clan Mallardo, che controlla i traffici criminali nel Giuglianese. Nelle indagini, contrariamente ad altre indirizzate nel settore delle scommesse, non e’ venuto alla luce il coinvolgimento di esponenti del mondo dello sport.

Sono una trentina in centri sequestrati dai carabinieri, ognuno dei quali movimentava un volume di affari quantificato intorno a un milione di euro all’anno.

Complici degli organizzatori del sistema anche quattro esperti informatici. ”La contraffazione del logo stampigliato sulle matrice – spiegano gli inquirenti – consentiva di superare i controlli amministrativi di routine, nonché di carpire la buona fede degli ignari giocatori, ampliando in tal modo il numero delle giocate e il volume degli introiti attraverso il pregiudicato Salvatore Venosa, nipote del capoclan detenuto Luigi Venose detto ‘o cocchiere, risultato al vertice dell’organizzazione Venosa-Iovine-Zagaria

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