Provincia di Caserta

Fratello vittima “incastrato” dalle intercettazioni

Sono state le intercettazioni telefoniche ad incastrare il 60enne Vincenzo Cafarelli e i suoi emissari.

Decisiva e’, in particolare, la telefonata captata il 26 aprile scorso tra Luigi Verdicchio, nipote dell’uomo, e il dipendente Michele Farina.

Luigi cerca di sapere da Farina chi c’e’ dietro l’incendio che ha devastato pochi giorni prima il negozio dello zio Giuseppe Cafarelli, fratello di Vincenzo; l’imprenditore sa che ad appiccare il fuoco, come ripreso dalle telecamere esterne, e’ stato Luigi Aprea (arrestato stamani, ndr), compagno della sorella del dipendente, Rosa Farina (anch’ella arrestata questa mattina).

Io voglio sapere – chiede Luigi al dipendente – secondo te e’ un accanimento su mamma, o e’ un accanimento su di me?”.

Non e’ niente contro tua madre” risponde Farina che pero’ poi precisa; ‘‘l’hanno mandato (riferendosi ad Aprea, ndr), tuo zio l’ha mandato, ci ha dato quello che ci doveva dare per fare questo servizio, tuo zio ti ha fatto il dispetto”; Farina, quasi contraddicendosi, accusa subito dopo anche la figlia di Vincenzo Cafarelli, Maria, candidata non eletta alle ultime amministrative. ”Nemmeno lo zio, la figlia Maria eh! Perche’ lo zio tuo non sapeva nulla..dopo lo ha saputo”. ‘‘Comunque qua venne Vittorio (Vittorio Lai, presentatosi per conto dei ‘marcianisani’, finito in cella stamani, ndr) – continua Verdicchio raccontando la tentata estorsione del novembre 2011 – insieme ad un altro altro voleva certi soldi , io non ce li volli daremi bruciarono il negozio”.

L’imprenditore prosegue manifestando all’interlocutore l’ansia e la paura che un altro rogo possa colpire anche la sede della sua azienda (la M&N Import srl) che rifornisce tutti i negozi della catena. ”A me se mi bruciano la macchina di 10mila euro, per la macchina escono, ma se mi bruciano qua vado in mezzo alla strada’‘.

Nonostante la violenta offensiva del fratello, lei, Teresa Cafarelli, consigliera comunale di Maddaloni e imprenditrice, non ha mai voluto pagare e lo ha detto a chiare lettere agli investigatori. ”Io ho appreso dell’approccio estorsivo (quello del novembre 2011) – racconta – il mattino seguente da mio marito, visto che Luigi aveva deciso di non farmi sapere niente della cosa essendo io molto impulsiva. Quello stesso giorno, durante la pausa pranzo del mio negozio, mi recai da Vittorio Lai sui campi di calcetto che gestisce in via Starzalunga a Maddaloni. Lai sali’ nella mia autovettura (era quella di una dipendente, ndr) e gli dissi che noi mai e poi mai avremo pagato una estorsione. Lui mi rispose tranquillamente che aveva solo accompagnato il marcianisano che era con lui (Francesco Cirillo, ndr) e che quella estorsione era stata decisa dai camorristi di Marcianise. Io in maniera molto alterata gli disse che poteva riferire ai suoi amici di Marcianise che mai e poi mai avrei pagato”.

Condividi!