Caserta

Arrestato l’ex-vice sindaco di Caserta Enzo Ferraro

È stato arrestato all’alba l’ex vicesindaco di Caserta, Vincenzo Mario Ferraro (nella foto), soprannominato “Bambulotto”, di Forza Italia.

I Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta hanno eseguito – anche nelle province di Sassari e Trento – un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di sette persone ritenute responsabili a vario titolo di turbata libertà degli incanti, corruzione, truffa e trasferimento fraudolento di beni, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine dei pm Maurizio Giordano, Luigi Landolfi, Gloria Sanseverino coordinata dal procuratore antimafia Giuseppe Borrelli, proseguimento di una più ampia attività investigativa, ha consentito di accertare, tra l’altro, gravi responsabilità a carico di due ex amministratori pubblici del Comune di Caserta i quali, dietro compenso di denaro ed altre utilità, favorivano l’aggiudicazione di una gara d’appalto per la gestione del servizio di trasporto disabili, alla ditta riconducibile all’imprenditore Angelo Grillo, collegato al clan camorristico “Belforte” di Marcianise.

Secondo l’accusa, Ferraro intascava mille euro al mese da Angelo Grillo, l’imprenditore dei Belforte detenuto al 41 bis, sin dai tempi in cui era assessore alla Politiche sociali della giunta Falco. Sempre secondo la Dda, quando Ferraro era vicesindaco della giunta Del Gaudio, avrebbe fatto affidare nuovamente l’appalto del servizio disabili alla coop dell’imprenditore di Marcianise.

Arrestato anche Gaetano Barbato, socio e autista della coop Voglia di Vivere, finito in carcere. Agli atti anche un’intercettazione telefonica in cui Ferraro si accorda con Barbato su cosa dire in procura in occasione di una convocazione successiva le prime dichiarazioni dei pentiti rispetto all’appalto in questione.

In manette anche l’ex funzionario comunale del dipartimento servizi sociali del comune di Caserta, Giuseppe Gambardella, per il quale è scattato il divieto di dimora, oltre che i più stretti collaboratori di Grillo, e cioé Assunta Mincione, Antonio Finelli e Pasquale Valente, tutti ai domiciliari.

L’indagine rappresenta un altro pezzo del filone aperto da tempo su una serie di appalti pilotati e connivenze con imprenditori ritenuti vicini al clan camorristico dei casalesi o di altre fazioni criminali. Alcuni giorni fa erano stati arrestati a Santa Maria Capua Vetere l’ex sindaco Biagio Di Muro e l’imprenditore Alessandro Zagaria, con il coinvolgimento di Stefano Graziano, ex presidente del Pd della Campania, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ed accusato di aver ottenuto il consenso di alcune aree controllate del clan e di aver esercitato pressioni politiche per ottenere i fondi della riqualificazione di Palazzo Teti Maffuccini i cui lavori sono finiti poi al centro di una serie di mazzette.

Gli inquirenti hanno così raccolto elementi gravi a carico di due ex amministratori, tra i quali il vicesindaco Ferraro, che, dietro compenso di denaro ed altre utilità, “favorivano l’aggiudicazione di una gara d’appalto per la gestione del servizio di trasporto disabili”.

A beneficiarne sarebbe stata una ditta riconducibile all’imprenditore Angelo Grillo, più volte arrestato e ritenuto collegato al clan camorristico “Belforte” di Marcianise. Grillo è ritenuto “trait-d’union” tra la pubblica amministrazione dei comuni casertani, gli ospedali e le imprese controllate dalla camorra. E a suo carico è stato anche disposto un sequestro di beni per circa due milioni di euro.  

A raccontarlo è stato uno dei suoi collaboratori, Elpido Baldassarre che dal gennaio 2015 ha iniziato a collaborare con gli inquirenti, svelando il cosiddetto sistema Grillo, un insieme di società nascoste grazie ad una serie di prestanome insieme a soci e dipendenti tutti inquadrati e incensurati, società pulite che partecipavano a gare d’appalto pilotate in loro favore. Il tutto con un flusso continuo di tangenti che, secondo l’accusa, partivano da Grillo e arrivano nelle tasche non solo di politici, ma anche di dipendenti pubblici. D’altronde Grillo non ha mai nascosto il suo modus operandi: “Se vinco io, mangiano tutti!

Le indagini partono dall’aprile 2014 quando Alessandra Ferrante, altra collaboratrice di Grillo, incomincia a collaborare con i pm: «Un giorno Assunta Mincione mi disse che a settembre del 2013 Enzo Ferraro, il vicesindaco di Caserta, prese una tangente di 2.000 euro da Gaetano Barbato un dipendente di Voglia di Vivere. Ho saputo di questa tangente perché un giorno Mincione si lamentò dicendo che loro prendevano mille euro al mese e Ferrante in un minuto ne aveva guadagnato 2.000. Lei mi raccontava che quei soldi non erano un caso isolato, ma che si verificava di dover spesso dare soldi a Ferraro per avere il pagamento delle fatture relative all’appalto del trasporto dei disabili. So anche che oltre ai soldi aveva ricevuto anche viaggi a Sharm el Sheik».

Anche la Mincione, dopo essere finita nelle maglie della giustizia, dal febbraio scorso ha iniziato a collaborare con i pm confessando di essere stata proprio lei a consegnare quei soldi.

Negli atti dell’inchiesta anche finanziamenti illeciti per campagne elettorali. “Nel periodo delle elezioni fu molto impegnato – è ancora la Ferrante che rivela – e, per evitare contatti diretti tra Ferraro e Grillo, la campagna elettorale di Pio Del Gaudio e soprattutto di Enzo Ferraro fu finanziata per il tramite di Gaetano Barbato e della sua amante. In particolare Grillo finanziava le cene elettorali che avvenivano a Caserta. Grillo consegnava i soldi a Barbato che li portava a Enzo Ferraro senza che Grillo figurasse e non partecipava neanche alle cene. Dopo le elezioni di Pio Del Gaudio a sindaco di Caserta e la nomina di Enzo Ferraro quale vicesindaco, Grillo ha ricevuto aiuti che gli hanno consentito di aggiudicarsi appalti gestiti dal Comune”.

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