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Lettera aperta del WWF Caserta al Sindaco Marino sul costruendo impianto di Ponteselice  

Questo il testo integrale della “lettera aperta” del WWF Caserta, inviata al Sindaco di Caserta Carlo Marino ed all’assessore comunale all’Ecologia Francesco De Michele, contentente considerazioni  conseguenti lo studio della documentazione relativa al Progetto di Costruzione dell’impianto di Trattamento del Rifiuto Umido in località “Ponteselice – Comune di Caserta”:

Premessa: La posizione del WWF non è pregiudiziale e tantomeno ideologica. Pertanto esprimiamo le nostre considerazioni a seguito della visione, da parte dei nostri esperti, della documentazione  che l’Amministrazione Comunale ha pubblicato sul sito istituzionale.

Il Wwf condivide pienamente l’indirizzo assunto dal legislatore comunitario che ha introdotto una normativa, con la quale si intende stimolare un processo virtuoso, innanzitutto, volto alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti e, secondariamente, al recupero degli stessi, mediante riciclo, reimpiego o reintroduzione nei circuiti produttivi.

Per il Wwf, anche se nel caso specifico non si tratta di fonti naturali rinnovabili, ma di riciclo di rifiuti organici, il ricorso alle fonti di energia rinnovabile è una strada obbligata per ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili e combattere i cambiamenti climatici, e gli impianti a biogas rappresentano una possibilità importante, in una regione come la nostra ricca di scarti organici, zootecnici e agroindustriali.     

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Esprimiamo le nostre considerazioni in merito all’oggetto:    

Se un impianto di digestione anaerobica è ben progettato e ben gestito non emette cattivi odori; tuttavia ci sono stati esempi che hanno creato grandi disagi e conflitti sociali a causa delle emissioni maleodoranti. Le cause dei fenomeni odorosi particolarmente intensi possono essere ricondotte soprattutto alla presenza di situazioni critiche di processo o impiantistiche come: presenza di sacche “anaerobiche” nei cumuli, scarso o intempestivo utilizzo dell’aerazione forzata della biomassa,  rivoltamenti inopportuni e/o intempestivi. In tal caso, le molestie olfattive potrebbero coinvolgere sensibilmente le popolazioni residenti nelle zone limitrofe. Considerando che il sito ove è prevista l’ubicazione dell’impianto, è circondato da n.5 comuni, poco distanti tra di loro: Caserta, Casagiove, Casapulla, Recale e San Nicola la Strada,  indipendentemente dalla direzione del vento, ci sarebbero fasce di popolazione disturbate da eventuali emissioni maleodoranti. In merito, riportiamo una nota della Regione Campania – Commissariato di Governo per l’Emergenza Rifiuti Linee Guida per la progettazione, la costruzione e la gestione degli impianti di compostaggio e stabilizzazione del 2003 – Allegato 3 – Il problema degli odori negli impianti di compostaggio: natura, sistemi di trattamento, metodi di valutazione. … Particolare attenzione deve inoltre essere posta nei confronti delle altre potenziali sorgenti di odore di un impianto, poiché non solo gli intermedi volatili di degradazione legati a condizioni di processo non ottimali (anaerobiosi) generano odore, ma anche in parte quelli generati da rifiuti freschi o dalla miscela in compostaggio ad uno stadio di maturazione già avanzato. … La presenza di odori sgradevoli va considerata come un fattore di alterazione del benessere psicofisico, o comunque causa di sgradevoli sensazioni di disagio. … Le molestie olfattive quindi sono spesso causate da sostanze presenti in minime quantità. Occorre sottolineare che alla molestia olfattiva, nel settore del compostaggio, in genere non corrisponde un impatto tossicologico; soprattutto nel caso degli impianti di compostaggio di biomasse da raccolta differenziata, che sono costituite da materiali di origine “naturale” (quali scarti di cibo, risulte di potatura, ecc.) le emissioni odorose sono caratterizzate semplicemente da intermedi volatili della degradazione microbica di questi substrati, ovvero molecole naturalmente presenti in natura, con scarso impatto sulla salute umana. (analoghe considerazioni sono state effettuate, in date più recenti, da organi tecnici sul territorio nazionale Arpa comprese). 

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L’ impianto andrebbe ad impattare negativamente, il poco verde superstite in un’area densa di capannoni e con le aree scoperte quasi del tutto pavimentate a cemento e bitume, quindi andrebbe ad accentuare un microclima torrido, con isole di calore e con rischi di effetto Albedo. 

L’area è sottoposta alla valutazione preventiva della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio in quanto ricade parzialmente nella zona a vincolo paesaggistico  Caserta – San Nicola la Strada. 

– Nella progettazione esecutiva bisognerebbe ipotizzare all’opportunità di una svolta infrastrutturale realizzando un impianto che non solo sia il soddisfacimento di un bisogno (trasformare un rifiuto inquinante in compost), ma pensare ad una struttura realizzata con le idee e i parametri della bioedilizia: costruzioni a basso impatto ambientale, salubri, ecologiche e piacevoli nell’aspetto. Quindi prevedere tetti-giardino, strade di asservimento e piazzali erbosi, recupero dell’acqua piovana e fitodepurazione di quelle saponate, pannelli fotovoltaici e termosanitari, materiali non inquinanti e quant’altro necessario a realizzare un’opera, finalmente, innovativa. Il suddetto impianto potrebbe diventare un’opportunità di una svolta, solo se viene preceduto da una campagna di sensibilizzazione forte per una raccolta differenziata spinta per tutti i comuni che utilizzerebbero la  suddetta struttura. Diversamente, il compost prodotto sarebbe inevitabilmente di bassa qualità.

– L’area non appare ben servita da rete stradale, in alcuni orari il traffico già attualmente è ingestibile e, nello studio di fattibilità, mancano le previsioni del traffico del materiale in uscita.   

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– Appare più opportuno ipotizzare la costruzione dell’impianto nelle aree di cave dismesse, ben lontano dalle zone urbanizzate, in quanto già  servite da una rete stradale: superstrada e/o bretella esterne all’edificato urbano. Dal momento che le cave dismesse necessitano di una ricomposizione ambientale, mai realizzata, la costruzione dell’impianto in oggetto potrebbe procedere unitamente alla ricomposizione delle stesse per ricostruire i profili scomparsi, come elemento di “compensazione” ambientale. Inoltre l’impianto godrebbe di una fascia verde di rispetto di gran lunga superiore a quella prevista a Ponteselice.

Le suddette considerazioni sono supportate da ampia bibliografia che sarà fornita su richiesta degli interessati”.

(Per Il Panda Team del WWF Caserta: Dott.ssa Milena Biondo, Arch. Guido Guerriero, Dott. Raffaele Lauria).

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