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Nato a Casal di Principe: un film sulla libertà

(Alla fine dell’articolo, l’audio delle interviste trasmesse da Radio PRIMARETE Caserta a

Amedeo Letizia, Bruno Oliviero e Donatella Finocchiaro)

“Nato a Casal di Principe” è un film sulla libertà e sul desiderio dei giovani di appropriarsi di essa. Se avevi vent’anni negli anni ottanta a Casal di Principe, la libertà ti era negata e se volevi conquistarla le alternative erano poche: o fuggire o combattere il sistema, con il rischio, in quest’ultimo caso, di soccombere.

All’anteprima in provincia di Caserta, tenutasi il 24 aprile presso un noto hotel casertano, qualcuno ha definito il film come “il manifesto di una generazione” cresciuta nel paese dell’agro aversano quando i clan imperavano in modo assoluto decidendo finache chi doveva vivere o morire. Ma la potenza del film, diretto da Bruno Oliviero, è anche nella capacità di divenire un racconto sui giovani di oggi.

Il film mette in scena la storia vera (tratta dall’omonimo libro scritto da Amedeo Letizia e Paola Zanuttini ed edito da Minum Fax) di un ventenne, Amedeo Letizia (interpretato da Alessio Lapice), che nel 1989 sta facendo i primi passi da attore a Roma ed è costretto a tornare a Casale perché suo fratello Paolo è stato rapito in circostanze misteriose da uomini incappucciati.

Amedeo vuole scoprire la verità. Ha sete di vendetta e, contro la volontà dei genitori, intraprende la sua personale ricerca con un fucile a tracollo, accompagnato dal cugino Marco e dal fratello minore Leonardo.

Non ha paura, bussa finanche alle porte dei boss e quando è con la sua macchina ai cancelli delle loro ville, le sequenze iniziano sempre con una luce abbagliante che preclude lo sguardo. Si immerge nella realtà del suo paese, dove vige la legge del più forte e, non a caso, la prima scena del film, con lui tra un cannetto ai bordi di un laghetto, è una metafora di questo suo calarsi nei meandri della verità di ciò che è successo e di sé stesso.

“Nato a Casal di Principe” è infatti un romanzo di formazione. Amedeo, a Roma, durante un provino si atteggia da uomo spavaldo, vantandosi di saper usare bene le armi, perché “è una cosa del nostro paese”.

Ma questa immagine da duro, assettato di vendetta, è in fondo una maschera che ha assorbito dal suo paese, destinata a sgretolarsi davanti alla realtà drammatica e tragica che lui e la sua famiglia vivono, ora che non si hanno più notizie del fratello.

La macchina da presa riproduce spesso lo sguardo del protagonista: Amedeo che osserva la madre (interpretata da Donatella Finocchiaro) fare rosari con le altre donne della famiglia; ancora lui che osserva i criminali alla stessa altezza d’occhi, ma sempre mantenendo una certa distanza di sicurezza. Nella sequenza in cui si trova in un negozio per comprare delle cartucce per il suo fucile, osserva un boss che è fuori, in strada, attraverso la vetrina, poi, quando questi entra, vediamo il volto di Amedeo dietro alcuni tubi o scaffali dell’attività commerciale, che formano delle sbarre davanti a lui.

La scenografia è dominata dai paesaggi dell’agro aversano e di Castel Volturno: i vasti campi di tabacco, le masserie abbandonate, il fiume, i laghetti artificiali, i paesi fantasma con gli scheletri delle case mai completate.

Il film procede con flashback, incubi e ricordi di Amedeo con il fratello Paolo, fatto fuori dai clan, come molti a quei tempi, perché faceva furti o bravate e troppo il ribelle, non allineato al sistema.

La famiglia scoprirà questa verità solo molti anni dopo, nel 2013, grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

Il film si conclude con Amedeo che scopre invece la verità su sé stesso: ritornato a Roma è ancora indeciso su cosa fare nel futuro, ma quando si presenta ad un provino per una nuova serie tv non è ormai più lo stesso e il suo vero sé esce fuori con una risposta inaspettata e con uno sguardo totalmente differente da quello di prima.

Particolarmente bella è la locandina del film con tre primi piani dei protagonisti con lo sguardo rivolto all’orizzonte e, più in basso, la fotografia di un campo totale con i tre giovani, che trasmette il senso di libertà di cui è intriso il film.

Nel cast figurano anche Massimiliano Gallo (nel ruolo del padre di Amedeo) e Lucia Sardo (nel ruolo di una medium).

Il film, in uscita il 25 aprile, è prodotto da Mariella Li Sacchi ed Amedeo Letizia con il sostegno di Rai Cinema e della società di produzione Cinemusa.

(Francesco Capo)

L’intervista ad Amedeo Letizia

 

L’intervista al regista Bruno Oliviero

 

L’intervista a Donatella Finocchiaro

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