Approfondimento Caserta Sport

JuveCaserta: to be or not to be?

Dopo l’esclusione dalla Serie A2 che, per dirla con Gabriel Garcia Marquèz, era ormai “cronaca di una morte annunciata”, oltre agli ovvi epiteti nei confronti di D’Andrea (e Iavazzi) reo di un “delitto contro la fede pubblica cestistica” (nel nostro Codice Penale però il basket e la JC non sono contemplati!), la tifoseria è impegnata in dibattiti dall’appeal purtroppo, ora, piuttosto scarso.

La prima questione (anticipata nel nostro ultimo articolo) è quella relativa a una eventuale class action finalizzata ad inibire all’ex ciclista sannicolese l’utilizzo, ritenuto improprio ed offensivo, della denominazione “JuveCaserta” in ogni sua declinazione, del logo e degli altri segni rappresentativi di un’identità culturale oltre che sportiva.

Giova rammentare però che il marchio “JuveCaserta” appartiene a Raffaele Iavazzi che lo ha registrato qualche anno fa e di cui detiene l’esclusiva per circa tre decenni.

In città tanti (tra cui il collega Lucio Bernardo e il musicista Ferruccio Spinetti) vorrebbero cancellare per sempre tale denominazione, anche per evitare che alla FIBA, anche nel caso della costituzione di una nuova società, venga lo sfizio di trovare un link con la vecchia JC di Iavazzi – Nevola – D’Andrea.

Però anche su questo (come su tante cose in passato) la tifoseria è spaccata: a detta dei “rinnovatori”, il nuovo soggetto sportivo dovrebbe cambiare anche i colori sociali, passando dal bianconero al rossoblù, per omologarli a quelli della città e della Casertana.

Condividiamo la preoccupazione di un nuovo intervento distruttivo della FIBA (che a questo punto potrebbe addebitare ad un nuovo soggetto persino i crediti vantati da Saccardo…), per cui anche noi di Cestisticamente Parlando ci siamo interrogati: dal nostro sondaggio è risultato che il 60% della redazione è per il bianconero, reputando secondaria la denominazione (si va dal tradizionale Juve a Falchetti, da Nuova Pallacanestro Caserta a Real Caserta Basket fino al semplice Caserta); voi che ne pensate?

Chi scrive, pur riconoscendo alla denominazione e ai colori sociali un indubbio carattere identitario, non è appassionato più di tanto da tali argomenti, al momento non decisivi per la sorte del basket a Caserta.

Del resto la Nostra è stata Juventus e rossonera (sic!) – come si può rilevare dalle canotte dei mitici Gavagnin e Maggetti (ritratti in un Viola-Juventus Caserta al Botteghelle) – e ha vinto la Coppa Italia con la classica livrea bordata dell’arancione griffato Snaidero…

Naufragata, come facilmente preconizzato, la C Gold di Nicola D’Andrea (la sua ultima…in ordine di tempo), ora siamo all’anno zero (ci si augura, ma il fondo non è stato toccato).

Servono soggetti che sentano il dovere morale (merce rarissima) di restituire alla comunità ciò che questa terra concede loro quotidianamente. Si cercano imprenditori (e non i soliti prenditori) che, facendo sistema, comprendano le potenzialità, non solo fiscali, del media sportivo.

In assenza di una concreta base finanziaria, altre iniziative, seppur appassionate e assolutamente lodevoli, rischiano di naufragare prima ancora di essere varate a causa dei costi non trascurabili dell’impresa.

In tanti vorrebbero ripartire da un progetto (dai costi peraltro non indifferenti), imperniato sui giovani, stile Stella Azzurra o meglio come la Foresteria creata dal Cavaliere e da Giancarlo Sarti; forse la Academy di Nando Gentile (e di “Caserta Città del basket”), con 4/5 over e una decina di giovanissimi, potrebbe incarnare questo spirito giocando nella scatoletta di viale Medaglie d’Oro.

Altri invece vorrebbero dare la scalata ad un titolo di B (l’anno prossimo potrebbero essercene di disponibili) per consolidare in tempi più rapidi le aspettative del ritorno del grande basket a Caserta.

A prescindere da qualsiasi ipotesi di rinascita, va finalmente(!!) costruito un progetto tecnico e dirigenziale serio, che faccia seguito con i fatti alle tante parole che in tutti questi anni hanno solamente illuso una piazza storica come quella casertana.

Resterebbe, inoltre, il problema del campo di gioco.

Ricordiamo (per aver vissuto anche il campo neutro di Rieti all’inizio della stagione ‘82/83) che, proprio per l’assoluta mancanza di un palazzetto idoneo e la sordità della classe politica, il Cavaliere fu costretto a edificare il “palazzo dei 100 giorni” che aveva inserito in un sogno che doveva essere la “Coverciano del Sud” (chi scrive ha ancora il progetto e le piantine…).

Oggi, in una realtà economica che non è più quella della “Milano da bere”, il PalaMaggiò rischia però di essere un lusso per chiunque voglia fare basket di un certo livello a Caserta. I costi di gestione, ormai superiori ai 150.000 euro l’anno, sono oggettivamente improponibili per qualsiasi società cestistica (figuriamoci per il calcetto…) se non si inserisce l’impianto in un progetto di più ampio respiro e, come era preventivabile e si è visto, D’Andrea non poteva essere il soggetto giusto per rilanciare il sogno “poetico”.

Ovviamente non si può fare tutto e subito, ma per una volta tanto non giochiamo a Guelfi e Ghibellini, non impegniamoci in chiacchiere da bar (sport in cui siamo al top), ma proviamo a remare tutti, costruttivamente, nella stessa direzione.

Abbiamo almeno 6/8 mesi di tempo per tentare di rinascere, non sprechiamoli!

Noi di Radio PRIMARETE e Cestisticamente Parlando, come sempre, daremo spazio ad ogni iniziativa, dunque stay tuned (che vuol dire rimanete sintonizzati, giusto per i non cestofili/radiofonici…)!

(Eugenio Simioli)

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