Provincia di Caserta

11 arresti: scoperto e bloccato il business del “poker online” del clan camorristico dei Casalesi

Depositi alle Antille Olandesi, server in Romania, videolottery ad Ostia e dintorni, password per gli utenti e guadagni fino ad oltre un milione e mezzo di euro al giorno per quello che si era inventato il sistema, l’imprenditore Luigi Tancredi, 50 anni di Potenza, detto il ‘re dello slot’.

Erano questi i contorni del business che serviva, secondo gli inquirenti, per finanziare le cosche di ‘Ndrangheta e dei Casalesi con 40­-50mila euro al mese.

Ora tutto questo è finito in una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone, compreso lo stesso Tancredi.

Il provvedimento è stato richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma sulle base degli accertamenti condotti dalla Squadra mobile della Polizia e dallo Scico della Guardia di Finanza.

Gli altri arrestati sono:

Antonio Boi, 36 anni;

Itria Caschetto, 30;

Alessandro Ciliberto, 38;

Stefano De Dominicis, 49;

Biagino Di Manno, 42;

Nicola Femia alias Rocco, 54;

Salvatore Ferrara alias Sasà, 44;

Agnello Gargiulo, 46;

Emiliano Giorgi, 37.

A tutti gli indagati è contestata l’associazione a delinquere a carattere trasnazionale “volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line, aggirando, in tal modo, la normativa di settore e omettendo fraudolentemente il versamento dei tributi erariali per la concessione di gioco, al fine di realizzare plurime truffe ai danni dello Stato“.

E’ stato il Procuratore Aggiunto Michele Prestipino, nel corso di un incontro con la stampa, a spiegare nel dettaglio la rete di illegalità: “Avere i server in Romania e non avere limiti nelle puntate, proprio perché illegal, permette guadagni a molti zeri, come è stato chiarito in questo caso“.

Luigi Tancredi è considerato il vertice dell’organizzazione criminale. A lui è contestata l’aggravante “mafiosa” poiché avrebbe avvantaggiato il clan camorristico dei Casalesi.

Il tribunale ha disposto il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili,­ riconducibili direttamente o indirettamente ai principali indagati, per un valore di circa 10 milioni di euro tra i quali spiccano società che hanno tra i propri asset sale giochi e attività di ristorazione oltre ad autovetture, correnti e depositi bancari.

Nell’elenco dei soggetti coinvolti spicca il nome di Nicola Femia, importante boss della ‘Ndrangheta, che, dalla provincia di Ravenna, dirigeva, sul territorio nazionale ed estero, un’intensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle videolottery.

Siamo in presenza del gotha delle cosche ­- hanno detto gli investigatori della mobile ­- che da Marina di Gioiosa Ionica hanno allungato i tentacoli in diversi settori e sempre servendosi di imprenditori collusi“.

Tancredi è uno di questi. Già noto alle cronache, ­ora si aggiunge che ­è “risultato essere l’indispensabile cerniera tra gli interessi della criminalità organizzata nei forti guadagni derivanti dal gioco illecito ed il mondo della tecnologia informatica, in virtù delle sue capacità di realizzare ‘chiavi in mano’ risorse web dedicate al gioco online“. Tancredi ­è uno dei più noti imprenditori del settore economico della raccolta del gioco in rete ed è molto conosciuto in campo nazionale ed internazionale per aver avviato dei veri e propri casinò virtuali, molti dei quali, nella home page, contengono estremi di concessioni che sarebbero state rilasciate da autorità governative di Paesi caraibici, notoriamente considerati “paradisi fiscali“. Il server di ‘dollarpoker‘, che gestiva tutto, era a Tampa in Florida, mentre in Romania aveva sede la società rumena “Dollarobet srl” ove fisicamente vi lavoravano sia il personale dell’assistenza al sito sia gli esperti informatici che avevano la possibilità di accedere direttamente sulla piattaforma digitale.

Alle intercettazioni ed ai pedinamenti si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno confermato il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale on line e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale.

I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente al clan camorristico dei “Casalesi” facenti capo a Michele Zagaria, Antonio Iovine (oggi collaboratore di giustizia) e Francesco Schiavone detto Sandokan.

L’attività investigativa ha fatto emergere collegamenti con la ‘ndrangheta per il tramite del pieno e diretto coinvolgimento di Femia, contiguo alla consorteria dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica. In una conversazione finita agli atti dell’inchiesta un ‘picciotto‘ spiega e, in qualche modo, ammette: “Con il poker on­line, guadagniamo più della droga ed inoltre rischiamo molto meno“.

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